Il Parlamento europeo, il 1° giugno 2023, ha adottato la sua posizione sulle norme relative alla cosiddetta “due diligence”, il dovere di diligenza delle imprese ai fini della sostenibilità, per integrare il rispetto dei diritti umani e dell’ambiente nella governance delle imprese al fine di ridurre l’impatto negativo.
Dovere di diligenza
“Diligenza dovuta” degli amministratori e impegno delle società nei confronti degli investitori.
Le aziende dovranno considerare l’impatto delle loro attività sui diritti umani e l’ambiente ai fini della sostenibilità in modo da frenare l’impatto negativo su di essi, in sintesi:
- La “diligenza dovuta” deve essere integrata nella gestione delle imprese;
- Obiettivo è contrastare lavoro minorile, schiavitù, sfruttamento del lavoro, inquinamento, degrado ambientale e perdita di biodiversità;
- Multe in caso di inadempienze delle imprese pari ad almeno il 5% del loro fatturato.
Il Parlamento ha chiesto già nel passato norme per una maggiore responsabilità alle imprese e una legislazione obbligatoria in materia di “diligenza dovuta”.
La proposta della Commissione è stata presentata il 23 febbraio 2022 e integra vari atti legislativi in vigore e in corso di approvazione, come i regolamenti sulla deforestazione e sui “minerali dei conflitti” e il progetto di regolamento che vieta i prodotti realizzati attraverso il lavoro forzato.
Obblighi delle aziende
Secondo la posizione negoziale del PE, sulla proposta di direttiva, approvata con 366 voti a favore, 225 contrari e 38 astensioni, le aziende saranno tenute a identificare e, se necessario, prevenire, porre fine o mitigare, l’impatto negativo che le loro attività hanno su diritti umani e ambiente, come il lavoro minorile, la schiavitù, lo sfruttamento del lavoro, l’inquinamento, il degrado ambientale e la perdita di biodiversità. Inoltre, dovranno monitorare e valutare l’impatto sui diritti umani e sull’ambiente dei loro partner della catena del valore, compresi i fornitori, la vendita, la distribuzione, il trasporto, lo stoccaggio, la gestione dei rifiuti e altre aree.
Soggetti obbligati
Le norme interesseranno le imprese UE con più di 250 dipendenti e un fatturato superiore a 40 milioni di euro, indipendentemente dal loro settore d’appartenenza, e le società “madri” con più di 500 dipendenti e un fatturato superiore a 150 milioni di euro. Saranno incluse anche società con sede fuori dall’UE aventi un fatturato superiore a 150 milioni di euro, se hanno generato almeno 40 milioni di euro con business all’interno dell’UE.
Piano di transizione verde
Le società dovranno attuare un piano di transizione verde per mantenere il riscaldamento globale entro il limite di 1,5°C. Inoltre, nel caso di grandi società con oltre 1.000 dipendenti, il raggiungimento degli obiettivi del piano avrà un impatto sulla remunerazione variabile degli amministratori, come i bonus.
Le nuove norme prevedono anche che le imprese collaborino e sostengano le persone colpite dalle loro azioni, compresi gli attivisti per i diritti umani e l’ambiente, introducano un meccanismo di reclamo e controllino regolarmente l’efficacia della loro politica di diligenza dovuta. Per facilitare l’accesso degli investitori, le informazioni sulla politica della diligenza dovuta di una società dovrebbero essere disponibili anche sul Punto unico di accesso europeo (ESAP).
Sanzioni e meccanismo di vigilanza
Le società che non rispetteranno le regole saranno responsabili degli eventuali danni e potranno essere sanzionate dalle autorità di vigilanza nazionali. Le sanzioni comprendono misure quali il “naming and shaming” (pubblicazione dei nomi degli inadempienti), il ritiro dal mercato dei prodotti dell’azienda o ammende pari ad almeno il 5% del fatturato netto globale. Le aziende extra-UE che non rispettano le regole saranno escluse dagli appalti pubblici UE.
Secondo il testo adottato, i nuovi obblighi si applicheranno dopo 3 o 4 anni, a seconda delle dimensioni. Le imprese più piccole potranno ritardare l’attuazione delle nuove direttive di un ulteriore anno.
Prossime tappe
Ora che il Parlamento ha adottato la sua posizione, i negoziati con i Paesi EU sul testo finale della legislazione possono iniziare. I Paesi UE hanno adottato la loro posizione sulla proposta di direttiva nel novembre 2022.
Adottando questa legislazione, il Parlamento risponde alle aspettative dei cittadini in ambito di consumo sostenibile, commercio etico e crescita sostenibile, come previsto nelle diverse proposte riportate dalle conclusioni della Conferenza sul futuro dell’Europa.
Sito internet: Parlamento europeo
Per approfondire