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27-02-2018
Cassazione penale, violazione prescrizioni Aia gestione rifiuti
La Corte di Cassazione, con la Sentenza n. 221 del 9 gennaio 2018,
si è pronunciata sulla fattispecie di trasgressione alle
prescrizioni contenute nell'AIA relative alla
gestione dei rifiuti.
La Corte, in particolare ha confermato la rilevanza penale
nella parte in cui la violazione di prescrizioni Aia si
riferisce alla quantità dei rifiuti per i quali è
consentito il trattamento.
Infatti, ritiene il Collegio che l'aver l'imputato trattato
una quantità di rifiuti sensibilmente esuberante rispetto a quella
per la quale il trattamento da parte della impresa da lui gestita era
autorizzato integra una di quelle violazioni delle prescrizioni contenute
nell'AIA che, per essere relative alla gestione dei rifiuti, nel caso di
specie allo specifico parametro della quantità di rifiuti gestiti o, meglio,
trattati, costituiscono fattispecie che, ai sensi del sopra citato comma 3
dell'art. 29-quattordecies del d.lgs. n. 152 del 2006, ha conservato
rilevanza penale.
Inoltre, in ordine alla omessa considerazione del silenzio
assenso formatosi in relazione ad una richiesta di aumento dei
quantitativi di stoccaggio massimo, osserva la Corte che, come puntualmente
rilevato dal Tribunale, il meccanismo del silenzio-assenso potesse avere ad
oggetto variazioni non sostanziali rispetto al precedente contenuto
dell'AIA, mentre per ciò che concerne le variazioni sostanziali - e già si è
rilevato come la variazione avente ad oggetto la quantità dei rifiuti
trattabili costituisca una variazione che, attendendo alla attività stessa
di gestione dei rifiuti, ha le caratteristiche, una volta intervenuta, di
modificare, incidendo direttamente sui parametri ambientali, la sostanza
stessa della AIA - esse non potevano essere assentite se non a seguito di
specifico ed espresso provvedimento da parte dell'Amministrazione cui è
demandata la cura dell'interesse pubblico coinvolto, nella specie la
Amministrazione provinciale.
Nel caso di specie, secondo quanto era stato verificato nel corso del
controllo periodico eseguito da tecnici Arpa, l'impresa aveva superato per
un quantitativo pari a circa 70 tonnellate il limite
massimo di rifiuti per i quali era stata autorizzata a provvedere al
trattamento.