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	03-12-2014
	Corte di Giustizia UE, nuova condanna all'Italia sui rifiuti
	La Corte di Giustizia UE, con la sentenza C-196/13 del 2 dicembre 2014, 
	ha condannato l’Italia a versare alla Commissione europea, una 
	somma 
	forfettaria di 40 milioni di euro e una penalità di 42,8 milioni per ogni 
	semestre di ritardo nell’attuazione delle misure necessarie.
		Con una prima sentenza (C-135/05 del 26 aprile 
		2007), l’Italia era già stata condannata per essere 
		“venuta meno, in modo generale e persistente, agli obblighi relativi 
		alla gestione dei rifiuti stabiliti dalle direttive relative ai rifiuti, 
		ai rifiuti pericolosi e alle discariche di rifiuti ”. L’Italia 
		viene nuovamente condannata per non avere adottato tutte le misure 
		necessarie a dare esecuzione alla sentenza del 2007 venendo meno agli 
		obblighi ad essa incombenti in forza del diritto dell’Unione.
		Nel corso dell’udienza, la Commissione ha spiegato che 200 
		discariche, ubicate in 18 delle 20 Regioni italiane, permangono 
		non conformi alle disposizioni applicabili. In particolare, a suo 
		avviso, 198 discariche non sono ancora adeguate all’articolo 4 della 
		direttiva 75/442, e, fra queste, due non sono conformi neppure agli 
		articoli 8 e 9 di tale direttiva e quattordici, contenenti rifiuti 
		pericolosi, non sono conformi neppure all’articolo 2, paragrafo 1, della 
		direttiva 91/689. Per il resto, resterebbero solo due discariche per le 
		quali non sono stati adottati un piano di riassetto o provvedimenti di 
		chiusura definitiva, in violazione dell’articolo 14, lettere da a) a c), 
		della direttiva 1999/31.
		Secondo la Corte, la mera chiusura di una discarica 
		o la copertura dei rifiuti con terra e detriti non è sufficiente 
		per adempiere agli obblighi derivanti dalla direttiva «rifiuti». 
		Pertanto, i provvedimenti di chiusura e di messa in sicurezza delle 
		discariche non sono sufficienti per conformarsi alla direttiva. Oltre a 
		ciò, gli Stati membri sono tenuti a verificare se sia necessario 
		bonificare le vecchie discariche abusive e, all’occorrenza, sono tenuti 
		a bonificarle. Il sequestro della discarica e l’avvio di un procedimento 
		penale contro il gestore non costituiscono misure sufficienti.
		La Corte ha constatato quindi che numerose 
		discariche ubicate nella quasi totalità delle Regioni italiane non sono 
		ancora state adeguate alle disposizioni in questione e che, pertanto, 
		l’inadempimento addebitato all'Italia perdura (da oltre sette anni) al 
		momento dell’esame dei fatti di causa da parte della Corte. 
		In tale contesto, la Corte ha osservato che la condanna all'Italia al 
		versamento di una penale costituisce un mezzo finanziario adeguato a
		sollecitare quest’ultima all’adozione delle misure 
		necessarie per porre fine all’inadempimento constatato e per garantire 
		la completa esecuzione della sentenza Commissione/Italia 
		(EU:C:2007:250).
		Di conseguenza, la Corte ha condannato l’Italia a
		pagare una:
		
			-  somma forfettaria di 40 milioni di Euro;
 
			- penalità semestrale a far data da oggi e fino all’esecuzione 
			della sentenza del 2007. La penalità sarà calcolata, per quanto 
			riguarda il primo semestre, a partire da un importo iniziale di 42,8 
			milioni di Euro. Da tale importo saranno detratti 400mila Euro per 
			ciascuna discarica contenente rifiuti pericolosi messa a norma e 
			200mila Euro per ogni altra discarica messa a norma. Per ogni 
			semestre successivo, la penalità sarà calcolata a partire 
			dall’importo stabilito per il semestre precedente detraendo i 
			predetti importi in ragione delle discariche messe a norma in corso 
			di semestre.