La Corte di Cassazione, con la Sentenza 33102/2022, si è pronunciata in tema di rifiuti sulla rilevanza della buona fede quale causa di esclusione della responsabilità penale affermando che il trasgressore deve dimostrare di aver compiuto tutto quanto poteva per osservare la disposizione violata.
In tema di rifiuti, chi opera nel settore è gravato dell’obbligo di acquisire informazioni circa la specifica normativa applicabile, sicché, qualora deduca la propria buona fede, non può limitarsi ad affermare di ignorare le previsioni di detta normativa, ma deve dimostrare di aver compiuto tutto quanto poteva per osservare la disposizione violata (fattispecie relativa ad imputato.
Nel caso di specie, l’imputato era stato condannato per il reato di cui agli artt. 259 d.lgs. 3 aprile 2006 n. 152 e 2 punto 35 lett. f) e g) del regolamento CEE 1013/2016 perché effettuava una spedizione illegale di rifiuti pericolosi e non per il successivo smaltimento e/o recupero.
Nella fattispecie, non risultava che l’imputato, per altro particolarmente esperto del settore, si fosse adoperato per informarsi sulla possibilità di commercializzare le cose oggetto dell’imputazione, tanto più in un contesto nel quale egli stesso ha definito complessa la normativa di settore, circostanza che, a maggior ragione, gli imponeva l’obbligo dì acquisire informazioni circa la specifica normativa applicabile e di adempiere correttamente e con l’ordinaria diligenza all’obbligo di informazione e di conoscenza dei precetti normativi.